venerdì 6 novembre 2009

Voci e sguardi di donne dal Mediterraneo


Il fil rouge femminile della letteratura italiana del mare nostrum

di Cecilia Moretti
Quel crocevia di civiltà che è il Mediterraneo, quel bacino fertile che fa contaminare i popoli fino alla fioritura di una grandiosa cultura intimamente rimescolata e fluida. E una letteratura che si fa racconto di una civiltà unica e composita, coesa e sfaccettata. Di questo ha dato uno spaccato ricco Pierfranco Bruni, scrittore e responsabile del progetto Viaggiatori stranieri nelle comunità etniche in Italia del ministero per i Beni e le attività culturali, inaugurando l’anno sociale 2009-2010 del Soroptimist international d’Italia club 3 di Roma.

E per un’organizzazione che si prefigge come obiettivo il sostegno delle donne di oggi nella realizzazione del loro potenziale individuale e collettivo, Bruni dà alla conferenza un taglio femminile, raccogliendo nella letteratura italiana e mediterranea del Novecento «voci e sguardi di donne». In un Mediterraneo che è «il destino della cultura occidentale», la donna è dimensione centrale, fin dai primordi della storia della cultura, mediterranea soprattutto. E Bruni delinea il tragitto di una «letteratura-viaggio che è la letteratura del ritorno di Ulisse, ma è soprattutto la letteratura del recupero del paese, parola della piazza mediterranea dove più voci hanno amato o perso donne e storie. Voce di attese, di pietra bianca e infiniti ritorni del cuore. Focolare d'inverno e vento che spinge al largo, cercando di raccontare sempre il proprio tempo, misurandosi con la morte».

Racconta di Penelope, Pierfranco Bruni, e di Santippe e Didone. Tre donne i cui contorni sfumano nel mito, ma che costituiscono un archetipo imprescindibile per le donne moderne. Penelope che fa e disfa la sua tela, di mito anche, e aspetta il suo Ulisse dal mare, Santippe che è chiave di lettura fondamentale per capire il ruolo femminile nel contesto magno-greco, Didone che muore per amore sono metafora emblematica di una letteratura che chiede di essere ascoltata anche, e soprattutto, attraverso l’intimità. Sono donne che hanno vissuto a pieno l’amore e lo riflettono nella sua dimensione totalizzante, ponendo al centro il concetto di nostos, quel ritorno atteso nel profondo che provoca la nostalgia che bagna i mari.

E il fil rouge, a volte evidente, a volte sottinteso o nascosto, conduce fino alle donne mediterranee che hanno scritto o scrivono in questi giorni. L’Oriana Fallaci che in Penelope va alla guerra racconta di una donna che è un po' una novella Ulisse e non esita a sfidare convenzioni e ingiustizie di una società maschilista e va alla ricerca di sé, stanca di aspettare da un uomo le coordinate per definirsi e in Un uomo, narrando dell’uomo amato, ribadisce con forza rivoluzionaria la facoltà dell’io narrante donna di raccontarsi intimamente. L’Elsa Morante dell’Isola di Arturo, dove scrive di Arturo Gerace, il ragazzino di Procida che ascolta il mare e i suoi echi di ombre di Ulisse e di condottieri di un passato che non passa e delimita con la nostalgia i confini di un territorio che appartiene alla geografia dell’anima. La Maria Corti che ne L’ora di tutti narra l’incontro tra la cultura del Corano e quella del Vangelo e la Matilde Serao che offre spaccati di vita che sono perno fondamentale per la letteratura italiana.

E, ancora, Grazia Deledda che incarna la scissione, a volte lacerante, tra la dimensione isolana e quella continentale, che del tutto non riescono a compenetrarsi mai e Fernanda Pivano che, alla ricerca di radici, ne La mia kasbah raccoglie storie di donne che si intrecciano e ruotano tutte attorno all’immutabile e prezioso valore della solidarietà femminile. Ma sono solo alcuni dei tanti nomi di donna che si potrebbero fare e che Pierfranco Bruni fa in Mediterraneo. Percorsi di civiltà nella letteratura del Novecento e Voci del Mediterraneo, libri in cui affronta un itinerario letterario, ma anche creativo in senso lato, che si snoda tra lingua, mare, posti, radicamento popolare e dà forma al senso delle identità.

Ne risulta un modello di letteratura che è soprattutto grande contenitore di immagini, simboli e metafore ed è fulcro fondamentale di una cultura che, tra le sue mille sfumature e le sue rive opposte, non può che unire, amalgamando in un tutto ricco e armonico le diversità dei popoli.5 novembre 2009

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